“Vivere è venire al mondo più volte: la prima nascita è evidente, è quella fisica; le altre volte passano più inosservate.”
Come counselor e operatore olistico, trovo in questa affermazione un’eco potente del messaggio di rinnovamento e speranza che la Pasqua porta con sé.
La resurrezione di Cristo non è solo un evento storico o religioso, ma un simbolo universale della nostra capacità innata di attraversare le “morti” interiori e rinascere a una nuova vita.
Ogni sfida, ogni perdita, ogni momento di oscurità che viviamo può essere vista come una piccola “morte” – la fine di un modo di essere, di una prospettiva, di una relazione.
Ma è proprio in queste “morti silenziose” che si cela il potenziale per una profonda trasformazione.
“Una vita, con ciò che ci dà e ci infligge, presuppone che cerchiamo in profondità le risorse per far nascere in noi, ad ogni tappa, un essere rinnovato, più consapevole, più maturo, più denso.”
Questo è il cuore del lavoro interiore: accogliere ciò che accade, sia esso gioia o dolore, come parte di un cammino verso un’esistenza più piena, autentica e integrata.
Impariamo così a diventare tutt’uno con ciò che accade, non opponendoci al flusso della vita, ma integrandolo nel nostro essere. In questa integrazione nasce la possibilità di rendere la nostra esistenza qualcosa di unico e unificato, conservando quella meraviglia che troppo spesso perdiamo nella routine quotidiana.
La Pasqua ci invita a contemplare con occhi nuovi la frase evangelica:
“Non temete; voi cercate Gesù il Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui.” (Marco 16:6)
Un invito potente: non restare ancorati al dolore, alla perdita, all’assenza. Ma riconoscere la vita nuova che può nascere anche dal buio più profondo.
La paura ci blocca, ci immobilizza di fronte al cambiamento, ma il messaggio pasquale ci chiama ad avere fiducia, a guardare oltre l’apparente fine, verso una rinascita possibile e reale.
Anche la visione buddhista ci aiuta a rispecchiarci in questo messaggio:
nella sua essenza, il buddhismo ci insegna che tutto è impermanente, e che ogni attaccamento – anche a ciò che siamo stati – genera sofferenza. Morire a ciò che non serve più, risvegliarsi all’attimo presente, e accettare il continuo fluire dell’esistenza: questa è la vera liberazione. Ogni momento può diventare, così, un’occasione di piccola resurrezione.
E la psicosintesi di Roberto Assagioli, padre della psicologia transpersonale italiana, ci offre un’altra chiave di lettura:
l’essere umano non è mai definito una volta per tutte, ma è in costante evoluzione verso una sintesi più alta di sé. Le crisi, le perdite, le “morti interiori” non sono ostacoli, ma porte. Porte attraverso le quali il nostro Io può riconnettersi con il Sé superiore, la nostra dimensione più profonda, spirituale, universale.
In modo complementare, Rudolf Steiner ci invita a vedere nella Pasqua un evento cosmico, che segna una svolta nell’evoluzione spirituale dell’umanità.
Secondo lui, la resurrezione del Cristo non è solo simbolica, ma è un atto reale e vivente, che ha trasformato l’intero campo eterico terrestre. Da quel momento in poi, ogni essere umano ha la possibilità di incontrare il Cristo nel proprio Io più profondo, e di percorrere un cammino di iniziazione interiore che lo conduce attraverso la morte dell’ego alla nascita del vero Sé.
Per Steiner, questo processo di morte e rinascita non accade solo a Pasqua, ma si rinnova ciclicamente, come il ritmo della natura e dell’anima. Ogni essere umano è chiamato, nel tempo, a sacrificare l’Io inferiore per far fiorire l’Io superiore, in armonia con il mondo spirituale e con il destino dell’umanità.
La Pasqua, allora, non è solo il ricordo di un evento passato, ma un invito costante alla trasformazione interiore, alla nostra personale resurrezione.
Un cammino di consapevolezza e di amore che ci accompagna in ogni fase della vita.
Che questo tempo pasquale possa essere per ognuno di noi un momento di riflessione profonda e di apertura alla meravigliosa possibilità di rinascere – ancora e ancora – alla pienezza della vita.
Elisabetta