La difficoltà al cambiamento: un processo profondamente umano
Come counselor e operatore olistico, riconosco nella difficoltà al cambiamento un aspetto profondamente umano, complesso, e carico di significato. Resistere a nuove direzioni, restare aggrappati a vecchie abitudini, temere l’ignoto e rifugiarsi nella zona di comfort non è debolezza, ma espressione di un bisogno di protezione, di coerenza, di sicurezza. È un intreccio delicato di emozioni, bisogni e convinzioni che merita ascolto, comprensione e rispetto.
Il richiamo del conosciuto, la sfida del nuovo
Ciò che conosciamo ci rassicura. Le abitudini, anche quelle che ci appesantiscono, ci offrono un senso di stabilità. Il nuovo, invece, apre porte su territori inesplorati e risveglia timori profondi: la paura di fallire, di non essere all’altezza, di perdere ciò che abbiamo. È naturale cercare rifugio nel conosciuto quando il cambiamento appare come una minaccia.
Identità e radici: quando il passato ci trattiene
Le strade che abbiamo percorso, le scelte compiute, le abitudini consolidate non sono semplicemente comportamenti: spesso rappresentano ciò che crediamo di essere. Cambiare può sembrare, allora, come perdere una parte di sé, smarrire punti di riferimento interiori, tradire ciò che ci ha definito fino ad oggi. E questo può generare una sensazione di disorientamento profondo.
Bisogni fondamentali e paure invisibili
Ogni cambiamento, anche il più desiderato, può attivare la paura di non sentirsi più sicuri, accettati, stimati. A volte, restare in situazioni insoddisfacenti appare più sicuro che rischiare qualcosa di nuovo. È un delicato equilibrio tra ciò che vogliamo e ciò che temiamo di perdere. Ed è importante accogliere anche questo, senza giudizio.
Convinzioni e schemi che limitano il cammino
Frasi come “sono sempre stato così”, “ormai è troppo tardi”, “non ce la farò” si radicano nel profondo e condizionano le nostre scelte. Questi pensieri ricorrenti possono diventare vere e proprie gabbie interiori, rendendo difficile aprirsi al nuovo e fidarsi del proprio potenziale. Riconoscerli è il primo passo per scioglierli.
Il corpo non mente: ascoltarne i segnali
Il corpo parla. Non solo quando ci avviciniamo al cambiamento e sentiamo tensione, agitazione, inquietudine… ma anche quando restiamo troppo a lungo nel “vecchio”. Quando la nostra vita non è più allineata con ciò che siamo davvero, il corpo ci avvisa: con stanchezza, blocchi, malesseri diffusi o mancanza di energia. Ascoltarne i segnali è un atto di amore verso di sé, un invito ad entrare in contatto profondo con la propria verità interiore.
Il cambiamento come processo olistico
Cambiare non è solo decidere qualcosa con la mente. È un processo che coinvolge ogni parte di noi: corpo, emozioni, pensieri e anima. Come counselor e operatore olistico, accompagno le persone in questo cammino con uno sguardo integrato, rispettoso del loro ritmo e della loro unicità.
Sostenere il cambiamento significa:
• Creare uno spazio sicuro e accogliente, dove sentirsi visti, ascoltati e compresi.
• Esplorare insieme le radici della resistenza, per fare chiarezza su paure, bisogni e convinzioni che bloccano il fluire della vita.
• Riconoscere e valorizzare le risorse interiori, spesso dimenticate, ma pronte a sostenerci.
• Accogliere e dare voce alle emozioni, senza reprimerle, ma permettendo loro di trasformarsi.
• Favorire piccoli passi, gesti semplici ma significativi, che aprono nuove possibilità.
• Riconnettere la persona con il proprio Sé autentico, con ciò che davvero sente, desidera, sogna.
• Coltivare fiducia nel processo, nella propria capacità di evolvere e nella saggezza della vita stessa.
Ogni passo verso il cambiamento è un ritorno a sé
Il cambiamento, pur nella sua difficoltà, è una straordinaria occasione di crescita. È la possibilità di uscire dallo scontato e aprirsi a una vita più autentica, coerente con ciò che si è diventati. È un viaggio verso l’integrità, la libertà, la pienezza.
E ogni passo fuori dalla zona di comfort, anche il più piccolo, è in realtà un passo verso casa: verso quel Sé profondo che, silenziosamente, attende di essere accolto.
Elisabetta Faccin